Il Vino
Via Mari 10
Il vigneto più piccolo del mondo.
Il ViaMari10 non ha contaminazioni con gli altri vini di normale produzione, è un seduttore che cerca di attrarre coi suoi gorghi che si formano nel bicchiere quando viene versato. E’ un veicolo di attrazione nel senso alto della parola, è ciò che ci deve portare a conoscere meglio noi stessi. Il ViaMari10 sprofonda in questo concetto, avvicinare un bicchiere alla bocca offre il frutto esaltante del suo vigneto che dal bizantino si trasforma nel Gromae Locus latino di Reggio Emilia. Questo concorre a rompere l’idea stessa di vino tonale ma vino puro che si fa carico di un surplus di potenza e di forza relativa che toccano territori normalmente riservati alle religioni. Il ViaMari10 è una rivelazione, un profeta visionario che diventa simbolo: non raffigura più ciò che si vede, ma dietro ciò che si percepisce, rappresenta il simbolo di verità occulte che appartengono alla storia dell’uomo.
Il ViaMari10 è uno strumento per promuovere lo sviluppo delle virtù umane: l’uomo non ha bisogno di diritti ma di valori. Il ViaMari10 piega l’astuzia della natura facendone una finalità per l’uomo, trasforma l’uva fermentata in arte e sovverte ciò che non ha scopo, in qualcosa che ha senso per noi, utilizzando il lavoro come cerniera. I canoni estetici del vino saranno presto riscritti e spazzeranno via quei vini disumani di cui siamo circondati. Il nostro rapporto con le cose deve cambiare, l’opera d’arte che diventa vino monocromo non è un liquido inanimato ma un massaggiatore di materia grigia atrofizzata dalle convenzioni e dai modelli del pensiero unico, che studiano l’uomo per trasformarlo, ed ecco che il ViaMari10 diventa creatività viva, simulacro delle contraddizioni della realtà contemporanea. Nelle annate scritte sulle bottiglie non c’è vino dentro ma sensazioni e ricordi vissuti dall’autore in quell’anno. Il vigneto è un luogo ideale da rendere indefinita qualunque connotazione, può diventare lo spunto per creare questa sensazione di sospensione totale, tra cielo e terra, tra la concretezza e il sogno in una dimensione sentimentale nella bellezza dell’aria. L’apparenza quotidiana di un vigneto è in verità una scienza dell’assoluto che non esiste e quello che sembra tanto tangibile, verosimilmente è quanto di più impossibile. In realtà ci sembra tutto verissimo ma è puro mondo dell’immaginazione. Una fantasia alcolica che ci fa pensare che una sorta di perfezione esiste effettivamente in questo mondo ma è soltanto una strumento dell’arte racchiuso nella bottiglia del ViaMari10.
Il ViaMari10 è attività umana che prende posizione utilizzando l’energia solare per produrre arte rinnovabile, ogni anno una nuova produzione di vino. L’estro deve nutrire e far sopravvivere, il primo approccio avviene attraverso il contatto con le labbra di chi lo beve, in questo incontro c’è la somma degli elementi primitivi, come il vento e il sole, ingredienti naturali che col vino ripartono da zero. Cambia il sistema di percepire l’energia vitale della creatività.
Ogni bottiglia di ViaMari10 diventa un autoritratto di chi la degusta e se dopo averla bevuta si sogna qualcosa, è semplicemente l’artificio che si trasforma. Non è un vino, è uno spazio mentale, un nutrimento colto, una creatura vivente dotata di un’anima che muta a seconda delle sfumature, che tende a portarci in una condizione pre-psicologica. Trasforma la luce da una connotazione laica, in un liquido sacrale, emotivo, mistico. Questo vino è una forma d’ingegno ontologico, pensiero, azione, digestione. Il ViaMari10 è una composizione energetica, non un elemento passivo ma produttivo di un’intensità intellettuale. Fisicamente quest’opera si altera e quindi reagisce al fruitore, è un principio vivente che può far ubriacare il beneficiario: l’arte può anche esser un pericolo! Le bottiglie custodite in cantina sono come quadri in attesa di asciugare. Ogni bottiglia deve suonare e da questo suono non si può più estrarre una nota, da questa musica nasce la sorpresa che diventa meraviglia, che continua ad agire nel nostro vissuto con la sua energia incomparabile. L’universo dell’arte è più grande di quanto credessimo ma è sempre più grande di quanto pensiamo perché è continuamente in espansione e fa sgretolare tutto. Un’opera d’arte, non può considerarsi tale, se non c’è almeno qualcuno, che non dice che non lo è.
Il ViaMari10 è una bottiglia di vino o è la rappresentazione di una bottiglia di vino? o le due domande coincidono perfettamente all’oggetto a cui si riferiscono?
Ciò che si riteneva irreale, adesso ci sembra più concreto di quello che si pensava fosse vero, che ora ci sembra invece meno evidente: è l’astuzia delle possibilità. Ogni epoca ha delle certezze, una volta si credeva che la terra fosse piatta, adesso che è rotonda ma ci sono centinaia di convinzioni nascoste che diamo per scontate ma che potrebbero non esser vere, nella maggior parte dei casi, storicamente queste credenze si sono rivelate false, perciò si può presumere che molte delle cose che diamo per scontate sul mondo non siano vere in quanto siamo intrappolati in questi preconcetti.
Il ViaMari10 non è una bottiglia di vino è una Combine di 33 esemplari ma con un rapporto strettissimo con le viscere di chi assaggerà il contenuto, quello che succede dentro di noi, crea ciò che accade al di fuori di noi, il ViaMari10 mette in contatto queste due oggettività, l’inventiva è un’illusione da cui non possiamo affrancarci perché l’uomo crea realtà sempre nuove poiché non sa resistere all’astinenza della chimica dell’arte, che non sa cos’è ma ha sperimentato che esiste, per cui tutto ciò che è organico, è racchiuso nella bottiglia, tutto il resto è all’esterno.
Il ViaMari10 è uno psicovino.
Il ViaMari10
non ha contaminazioni con gli altri vini di normale produzione, è un seduttore che cerca di attrarre coi suoi gorghi che si formano nel bicchiere quando viene versato…